QUARTO FLEGREO (NA):Ruolo attivo nella storia del pane cotto con legno di BARA
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QUARTO FLEGREO (NA):Ruolo attivo nella storia del pane cotto con legno di BARA
QUARTO FLEGREO (NA)
Pane cotto nei forni della camorra, l'ennesimo business illegale made in Naples arriva sulle prime pagine del Regno Unito. È il "Guardian " di Londra a riportare la notizia, già pubblicata in precedenza su numerosi quotidiani locali, dell'ultima frontiera della criminanlità organizzata locale: la produzione di pane senza autorizzazione o senza il rispetto dei minimi requisiti igenici necessari produzione delle tanto amate pagnotte. Sarebbero circa 1500 i forni abusivi sparsi tra Napoli e provincia. Una produzione che andrebbe dalle 2000 alle 4000 unità di pane al giorno producendo un giro d'affari di oltre 500 milioni di euro all'anno. I controlli sul pane sono stati avviati anche grazie ad iniziative istituzionali, come un dossier presentato dall'assessore provinciale all'Agricoltura Francesco Borrelli. Le indagini hanno portato alla luce centinaia di panifici abusivi tra Casoria ed Afragola, ma i comuni coinvolti sono oltre una decina: Acerra, Boscoreale, Brusciano, Calvizzano, Cardito, Casalnuovo, Castel Cisterna, Cercóla, Cimitile, Crispano, Frattaminore, Giugliano, Lettere,Mariglianella, Massa di Somma, Bacoli, Poggiomarino, Ottaviano, Pollena Trocchia,Qualiano, QUARTO FLEGREO (NA), Sant' Antonio Abate, San Giuseppe, Somma Vesuviana, Striano, Torre del Greco, Volla, Melito, Ercolano. Il pane viene prodotto in baracche fatiscenti, tra i cani randagi, i topi che divorano le farine direttamente dai sacchi e le ragnatele che pendono dai soffitti. Per non parlare dei tavoli dove il pane viene messo a lievitare:
ricoperti di escrementi di piccione. Ma il pane è quello di sempre, cotto a legna come vuole la tradizione; il legno, però, è quello delle porte verniciate o quello marcio delle bare delle esumazioni dei cimiteri di Napoli e Caserta. Il business nel business; infatti è la camorra, denuncia Tommaso Pellegrino ex segretario della commissione bicamerale
antimafia, a gestire i servizi cimiteriali di Napoli e Caserta ed è sempre la camorra ad occuparsi delle esumazioni, delle cremazioni e dello smaltimento delle bare. I legnami trattati, che con le alte temperature raggiunte dai forni sprigionano gas nocivi che si depositano sul pane durante la cottura, non sono certo gli unici rifiuti tossici usati come
combustibile; molto spesso vengono impiegati anche scarti di industrie chimiche e copertoni d'auto. La lotta al fenomeno della panificazione abusiva ha portato, dall'inizio del 2008, alla chiusura di circa 800 forni abusivi di cui 500 sono stati definitivamente smantellati. Circa 300 però, denuncia ancora Tommaso Pellegrino, sarebbero stati riaperti dalle amministrazioni comunali corrotte o minacciate che ormai non controllano più il territorio; infatti è la camorra che "rilascia" l'autorizzazione per produrre pane abusivo, dice quali sono i negozi o i supermercati ai quali vendere il pane, stabilisce il costo della farina su tutto il territorio della Campania e, di conseguenza, anche quello del pane e della quantità da produrre. Intanto l'Unipan campana, l'associazione regionale dei panificatori, si batte per fare applicare
una legge regionale, approvata nel 2005, ma mai effettivamente rispettata, che prevede pane imbustato e identificato con un codice che riporta il produttore e gli ingredienti usati.
Aldo Cimmino
Fonte :www.l'iniziativa.net
Link diretto : http://www.liniziativa.net/files/10di19.pdf
Pane cotto nei forni della camorra, l'ennesimo business illegale made in Naples arriva sulle prime pagine del Regno Unito. È il "Guardian " di Londra a riportare la notizia, già pubblicata in precedenza su numerosi quotidiani locali, dell'ultima frontiera della criminanlità organizzata locale: la produzione di pane senza autorizzazione o senza il rispetto dei minimi requisiti igenici necessari produzione delle tanto amate pagnotte. Sarebbero circa 1500 i forni abusivi sparsi tra Napoli e provincia. Una produzione che andrebbe dalle 2000 alle 4000 unità di pane al giorno producendo un giro d'affari di oltre 500 milioni di euro all'anno. I controlli sul pane sono stati avviati anche grazie ad iniziative istituzionali, come un dossier presentato dall'assessore provinciale all'Agricoltura Francesco Borrelli. Le indagini hanno portato alla luce centinaia di panifici abusivi tra Casoria ed Afragola, ma i comuni coinvolti sono oltre una decina: Acerra, Boscoreale, Brusciano, Calvizzano, Cardito, Casalnuovo, Castel Cisterna, Cercóla, Cimitile, Crispano, Frattaminore, Giugliano, Lettere,Mariglianella, Massa di Somma, Bacoli, Poggiomarino, Ottaviano, Pollena Trocchia,Qualiano, QUARTO FLEGREO (NA), Sant' Antonio Abate, San Giuseppe, Somma Vesuviana, Striano, Torre del Greco, Volla, Melito, Ercolano. Il pane viene prodotto in baracche fatiscenti, tra i cani randagi, i topi che divorano le farine direttamente dai sacchi e le ragnatele che pendono dai soffitti. Per non parlare dei tavoli dove il pane viene messo a lievitare:
ricoperti di escrementi di piccione. Ma il pane è quello di sempre, cotto a legna come vuole la tradizione; il legno, però, è quello delle porte verniciate o quello marcio delle bare delle esumazioni dei cimiteri di Napoli e Caserta. Il business nel business; infatti è la camorra, denuncia Tommaso Pellegrino ex segretario della commissione bicamerale
antimafia, a gestire i servizi cimiteriali di Napoli e Caserta ed è sempre la camorra ad occuparsi delle esumazioni, delle cremazioni e dello smaltimento delle bare. I legnami trattati, che con le alte temperature raggiunte dai forni sprigionano gas nocivi che si depositano sul pane durante la cottura, non sono certo gli unici rifiuti tossici usati come
combustibile; molto spesso vengono impiegati anche scarti di industrie chimiche e copertoni d'auto. La lotta al fenomeno della panificazione abusiva ha portato, dall'inizio del 2008, alla chiusura di circa 800 forni abusivi di cui 500 sono stati definitivamente smantellati. Circa 300 però, denuncia ancora Tommaso Pellegrino, sarebbero stati riaperti dalle amministrazioni comunali corrotte o minacciate che ormai non controllano più il territorio; infatti è la camorra che "rilascia" l'autorizzazione per produrre pane abusivo, dice quali sono i negozi o i supermercati ai quali vendere il pane, stabilisce il costo della farina su tutto il territorio della Campania e, di conseguenza, anche quello del pane e della quantità da produrre. Intanto l'Unipan campana, l'associazione regionale dei panificatori, si batte per fare applicare
una legge regionale, approvata nel 2005, ma mai effettivamente rispettata, che prevede pane imbustato e identificato con un codice che riporta il produttore e gli ingredienti usati.
Aldo Cimmino
Fonte :www.l'iniziativa.net
Link diretto : http://www.liniziativa.net/files/10di19.pdf
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